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I piani di Trump mettono a rischio dollaro e mercati, ecco come proteggersi
Edmond de Rothschild sottopesa il biglietto verde e, in un commento di Benjamin Melman, spiega l’accordo Mar-a-Lago 2.0 sulle valute, una riedizione del Plaza 1985: i possibili impatti
di Stefano Caratelli 1 Aprile 2025 08:00

Gli investitori si sentono sconcertati dopo essere stati colti in contropiede, perché si aspettavano tagli alle imposte sulle imprese e deregulation e si trovano di fronte a una nuova guerra dei dazi, che era stata intesa come uno strumento di contrattazione e non come un obiettivo prioritario. Inoltre, Trump non sembra più preoccuparsi del mercato azionario, in netto contrasto col suo primo mandato. Il programma Trump 2.0 è stato in gran parte elaborato dalla Heritage Foundation e si concentra sull'America First, che mira a incoraggiare le aziende globali a rilocalizzare la produzione in USA usando tutti i mezzi, dai dazi, all’indebolimento del dollaro, alla riduzione delle tasse sulle imprese, a una regolamentazione ridotta all'essenziale eliminando i vincoli, in particolare in materia di cambiamento climatico, diversità e biodiversità.
Un commento di Benjamin Melman, Global CIO di Edmond de Rothschild AM, analizza la ratio e le conseguenze dell’accordo Mar-a-lago 2.0, a cui starebbe pensando l’amministrazione Trump come una riedizione 2.0 del famoso accordo del Plaza del 1985, che oggi vorrebbe dire convincere gli alleati a convertire in parte i Treasury detenuti in titoli perpetui senza rendimento. La scelta di Trump, di iniziare con la fase più dura, forse per non inquinare le elezioni di metà mandato, può sorprendere ma non significa che il programma sia stato messo da parte. Stephen Miran, nominato alla guida del Council of Economic Advisers di Trump, ha espresso chiaramente il legame tra dazi e dollaro, il cui indebolimento è però ad alto rischio, per le implicazioni su debito rendimenti dei titoli di Stato USA.
Melman osserva poi che il segretario al Tesoro Scott Bessent, Segretario al Tesoro americano, fa riferimento all'accordo nei suoi discorsi, mentre alcuni media ritengono che il progetto sia sostenuto da JD Vance. Da un lato, Miran indica che l'inflazione dovrebbe prima tornare alla normalità, mentre dall'altro, sembra che i Paesi europei abbiano chiesto di mantenere la protezione militare USA in Europa per i prossimi 5-10 anni. Secondo Melman, negoziare il riposizionamento geostrategico potrebbe anche accelerare il progetto di reset monetario, ma assegnare una probabilità a tale evento e alla sua tempistica è un compito impossibile.
Questa sequenza di eventi potrebbe essere un disastro per i mercati dei capitali, impattando negativamente dollaro e titoli sovrani USA, con un impatto sull’azionario. Non si può rivedere brutalmente l’ordine monetario, è probabile che i piani per un accordo a Mar-a-Lago incontrino forte resistenza e scatenino una crisi. Un rifiuto dei Paesi alleati a finanziare senza rendimento il debito USA potrebbe portare una nuova ondata di dazi, che provocherebbero inoltre un rafforzamento del dollaro, mentre la chiara volontà delle autorità USA di indebolirlo spingerebbe al ribasso. In ogni caso, argomenta Melman, il dollaro inizialmente crollerebbe.
Questo stravagante e ancora piuttosto abbozzato progetto “Mar-a-Lago” rimane speculativo e non rientra nello scenario centrale di Edmond de Rothschild, ma è anche troppo latente e consolidato per essere ignorato. Pertanto, consiglia Melman, è opportuno optare per strategie di copertura o ridurre l'esposizione al dollaro, che in uno scenario da “Mar-a-Lago”, in cui azioni e obbligazioni potrebbero subire un brusco calo, sarebbe in prima linea.
L’esperto di Edmond de Rothschild spiega che la copertura del dollaro ha un costo, attualmente circa il 2% l'anno, ma consente di continuare a investire proteggendo i portafogli internazionali dai rischi accumulati in un simile contesto. All'interno del nostro comitato d'investimento, Edmond de Rothschild ha scelto di sottopesare il dollaro: non ha una visione negativa sulla valuta, ma vuol evitare il rischio che tale accordo prenda piede. Il più delle volte il dollaro protegge i portafogli in periodi di elevata volatilità, ma se l'ombra politica che l'amministrazione Trump ha gettato sull'economia e sui sistemi monetari si diffonderà sui mercati, sottolinea Melman in conclusione, “potremmo andare incontro a un'eccezione”.
DOLLARO, LA SCELTA DI TRUMP DI PARTIRE CON LA FASE PIÙ DURA
Un commento di Benjamin Melman, Global CIO di Edmond de Rothschild AM, analizza la ratio e le conseguenze dell’accordo Mar-a-lago 2.0, a cui starebbe pensando l’amministrazione Trump come una riedizione 2.0 del famoso accordo del Plaza del 1985, che oggi vorrebbe dire convincere gli alleati a convertire in parte i Treasury detenuti in titoli perpetui senza rendimento. La scelta di Trump, di iniziare con la fase più dura, forse per non inquinare le elezioni di metà mandato, può sorprendere ma non significa che il programma sia stato messo da parte. Stephen Miran, nominato alla guida del Council of Economic Advisers di Trump, ha espresso chiaramente il legame tra dazi e dollaro, il cui indebolimento è però ad alto rischio, per le implicazioni su debito rendimenti dei titoli di Stato USA.
UNO SCAMBIO CON LA PROTEZIONE MILITARE USA
Melman osserva poi che il segretario al Tesoro Scott Bessent, Segretario al Tesoro americano, fa riferimento all'accordo nei suoi discorsi, mentre alcuni media ritengono che il progetto sia sostenuto da JD Vance. Da un lato, Miran indica che l'inflazione dovrebbe prima tornare alla normalità, mentre dall'altro, sembra che i Paesi europei abbiano chiesto di mantenere la protezione militare USA in Europa per i prossimi 5-10 anni. Secondo Melman, negoziare il riposizionamento geostrategico potrebbe anche accelerare il progetto di reset monetario, ma assegnare una probabilità a tale evento e alla sua tempistica è un compito impossibile.
IMPATTO NEGATIVO SU DOLLARO, TREASURY E ANCHE AZIONARIO
Questa sequenza di eventi potrebbe essere un disastro per i mercati dei capitali, impattando negativamente dollaro e titoli sovrani USA, con un impatto sull’azionario. Non si può rivedere brutalmente l’ordine monetario, è probabile che i piani per un accordo a Mar-a-Lago incontrino forte resistenza e scatenino una crisi. Un rifiuto dei Paesi alleati a finanziare senza rendimento il debito USA potrebbe portare una nuova ondata di dazi, che provocherebbero inoltre un rafforzamento del dollaro, mentre la chiara volontà delle autorità USA di indebolirlo spingerebbe al ribasso. In ogni caso, argomenta Melman, il dollaro inizialmente crollerebbe.
UN PROGETTO ANCORA “SPECULATIVO” MA DA NON IGNORARE
Questo stravagante e ancora piuttosto abbozzato progetto “Mar-a-Lago” rimane speculativo e non rientra nello scenario centrale di Edmond de Rothschild, ma è anche troppo latente e consolidato per essere ignorato. Pertanto, consiglia Melman, è opportuno optare per strategie di copertura o ridurre l'esposizione al dollaro, che in uno scenario da “Mar-a-Lago”, in cui azioni e obbligazioni potrebbero subire un brusco calo, sarebbe in prima linea.
EFFETTO TRUMP: LA SCELTA DI SOTTOPESARE IL DOLLARO
L’esperto di Edmond de Rothschild spiega che la copertura del dollaro ha un costo, attualmente circa il 2% l'anno, ma consente di continuare a investire proteggendo i portafogli internazionali dai rischi accumulati in un simile contesto. All'interno del nostro comitato d'investimento, Edmond de Rothschild ha scelto di sottopesare il dollaro: non ha una visione negativa sulla valuta, ma vuol evitare il rischio che tale accordo prenda piede. Il più delle volte il dollaro protegge i portafogli in periodi di elevata volatilità, ma se l'ombra politica che l'amministrazione Trump ha gettato sull'economia e sui sistemi monetari si diffonderà sui mercati, sottolinea Melman in conclusione, “potremmo andare incontro a un'eccezione”.