Oltre gli stereotipi
Longennial: altro che boomer!
Cresciuti prima del digitale, usano la tecnologia con consapevolezza e spirito pratico. E non vanno presi sotto gamba
di Stefano Silvestri 1 Aprile 2025 12:37

“Ok, boomer”. Due parole che suonano come una stroncatura, una sentenza definitiva, usate in modo sprezzante dai più giovani per liquidare un'opinione considerata vecchia, superata, o semplicemente fuori tempo massimo. Dietro quell'espressione c'è un pregiudizio generazionale profondo, che affonda le radici in uno stereotipo duro a morire: i più anziani non capiscono la tecnologia, non la usano bene, sono un freno al cambiamento. Ma a guardare bene, non è affatto così. C'è infatti una fascia di persone che sta riscrivendo le regole dell'invecchiamento e dell'alfabetizzazione digitale. Si chiamano "longennial".
Il termine è un neologismo che fonde le parole "longevità" e "millennials", ed è stato coniato per descrivere la generazione dei "baby boomer" quasi sessantenni che non vogliono (possono?) lasciare il mondo del lavoro. Per le aziende, i longennial rappresentano una fascia demografica di grande interesse, mentre per la società è fondamentale comprenderne bisogni e comportamenti di consumo. Non solo per promuovere un invecchiamento attivo e sostenibile, ma anche perché si tratta di una generazione destinata a vivere a lungo e che affronta questa prospettiva con uno spirito moderno, dinamico e tecnologicamente preparato. Aggiornandosi, rimanendo curiosi e accettando le sfide di un mondo digitale in continua evoluzione. Altro che boomer confusi davanti a uno smartphone: sono utenti esigenti, esperti e, in molti casi, competenti quanto i loro figli e nipoti.
Uno dei primi luoghi comuni da sfatare è quello dei cosiddetti "nativi digitali". Crescere con uno smartphone in mano non significa saper usare bene la tecnologia. Molti giovani la utilizzano per svago, in modo passivo e frammentato. I longennial, invece, ci arrivano con un approccio più critico e consapevole, imparando da autodidatti o attraverso corsi, spesso con uno scopo pratico e preciso. Conoscono la posta elettronica certificata, gestiscono pratiche online, sanno come proteggere i propri dati, leggono (per davvero|) i termini di servizio. Sono utenti consapevoli e meno superficiali.
Nella vita quotidiana, i longennial dimostrano una dimestichezza crescente con strumenti digitali di ogni tipo. Usano app per la salute, gestiscono la domotica domestica, acquistano online, accedono ai servizi della pubblica amministrazione tramite SPID e identità digitali. In molti casi si informano online in modo più approfondito dei giovani, distinguendo meglio le fonti e dimostrandosi più critici di fronte alla disinformazione.
A differenza dei più giovani, spesso attratti dalla tecnologia come moda o simbolo di status, i longennial la usano come strumento. Vogliono che funzioni, che risolva problemi concreti e non hanno pazienza per interfacce mal progettate o soluzioni inutilmente complesse. Proprio per questo motivo rappresentano una fascia di mercato sempre più interessante per le aziende tecnologiche: sono utenti attenti, fedeli, pronti a investire tempo e denaro se il prodotto vale.
In ambito professionale, i longennial continuano a essere una risorsa preziosa. Complice anche il continuo allontanamento dell’età pensionabile, molti restano attivi a lungo, portando con sé un mix di esperienza, visione e competenze digitali che li rende utili per la formazione delle nuove generazioni. Non di rado sono proprio loro a introdurre i colleghi più giovani al mondo del lavoro e ai relativi strumenti. Anche perché, spesso, sono loro a ricoprire le posizioni più alte nell'organigramma.
Insomma, la battuta "ok, boomer" rivela una profonda ingenuità: quella di chi confonde l'abitudine con la competenza, la giovinezza con la conoscenza. Non vale per tutti, sia chiaro, ma non sono pochi i longennial che hanno abbracciato la tecnologia e che spesso la padroneggiano meglio di chi li deride. E se oggi i sessantenni sanno prenotare visite mediche online, gestire documenti in cloud, fare videochiamate e navigare sui social, forse è tempo di aggiornare anche i nostri pregiudizi. La maggioranza dei giovani, a ben guardare, non sempre sa fare di più.
CHI SONO I LONGENNIAL
Il termine è un neologismo che fonde le parole "longevità" e "millennials", ed è stato coniato per descrivere la generazione dei "baby boomer" quasi sessantenni che non vogliono (possono?) lasciare il mondo del lavoro. Per le aziende, i longennial rappresentano una fascia demografica di grande interesse, mentre per la società è fondamentale comprenderne bisogni e comportamenti di consumo. Non solo per promuovere un invecchiamento attivo e sostenibile, ma anche perché si tratta di una generazione destinata a vivere a lungo e che affronta questa prospettiva con uno spirito moderno, dinamico e tecnologicamente preparato. Aggiornandosi, rimanendo curiosi e accettando le sfide di un mondo digitale in continua evoluzione. Altro che boomer confusi davanti a uno smartphone: sono utenti esigenti, esperti e, in molti casi, competenti quanto i loro figli e nipoti.
ADDIO AL MITO DEL NATIVO DIGITALE
Uno dei primi luoghi comuni da sfatare è quello dei cosiddetti "nativi digitali". Crescere con uno smartphone in mano non significa saper usare bene la tecnologia. Molti giovani la utilizzano per svago, in modo passivo e frammentato. I longennial, invece, ci arrivano con un approccio più critico e consapevole, imparando da autodidatti o attraverso corsi, spesso con uno scopo pratico e preciso. Conoscono la posta elettronica certificata, gestiscono pratiche online, sanno come proteggere i propri dati, leggono (per davvero|) i termini di servizio. Sono utenti consapevoli e meno superficiali.
COMPETENZA DIGITALE E QUOTIDIANITÀ
Nella vita quotidiana, i longennial dimostrano una dimestichezza crescente con strumenti digitali di ogni tipo. Usano app per la salute, gestiscono la domotica domestica, acquistano online, accedono ai servizi della pubblica amministrazione tramite SPID e identità digitali. In molti casi si informano online in modo più approfondito dei giovani, distinguendo meglio le fonti e dimostrandosi più critici di fronte alla disinformazione.
TECNOLOGIA COME STRUMENTO, NON COME STATUS
A differenza dei più giovani, spesso attratti dalla tecnologia come moda o simbolo di status, i longennial la usano come strumento. Vogliono che funzioni, che risolva problemi concreti e non hanno pazienza per interfacce mal progettate o soluzioni inutilmente complesse. Proprio per questo motivo rappresentano una fascia di mercato sempre più interessante per le aziende tecnologiche: sono utenti attenti, fedeli, pronti a investire tempo e denaro se il prodotto vale.
LONGENNIAL, UNA RISORSA ANCHE SUL LAVORO
In ambito professionale, i longennial continuano a essere una risorsa preziosa. Complice anche il continuo allontanamento dell’età pensionabile, molti restano attivi a lungo, portando con sé un mix di esperienza, visione e competenze digitali che li rende utili per la formazione delle nuove generazioni. Non di rado sono proprio loro a introdurre i colleghi più giovani al mondo del lavoro e ai relativi strumenti. Anche perché, spesso, sono loro a ricoprire le posizioni più alte nell'organigramma.
LO STEREOTIPO RIBALTATO
Insomma, la battuta "ok, boomer" rivela una profonda ingenuità: quella di chi confonde l'abitudine con la competenza, la giovinezza con la conoscenza. Non vale per tutti, sia chiaro, ma non sono pochi i longennial che hanno abbracciato la tecnologia e che spesso la padroneggiano meglio di chi li deride. E se oggi i sessantenni sanno prenotare visite mediche online, gestire documenti in cloud, fare videochiamate e navigare sui social, forse è tempo di aggiornare anche i nostri pregiudizi. La maggioranza dei giovani, a ben guardare, non sempre sa fare di più.
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