Gli effetti dei dazi

Continuano le vendite sui titoli di Stato Usa che mettono sotto pressione Trump

I rendimenti dei Treasury salgono ancora e la fuga dal debito statunitense non si arresta. I sospetti finiscono sulla Cina. Per invertire la rotta si pensa di dare una tregua anche ai dazi sulle auto

di Davide Lentini 15 Aprile 2025 13:51

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Dopo il modesto calo di ieri, oggi i titoli di Stato americani sono tornati a salire. I Treasury rendono adesso il 4,39% e continuano a crescere, sempre più vicini al 4,5% raggiunto venerdì. Il rendimento dei titoli del Tesoro a 2 anni è salito invece di 4 punti base, attestandosi al 3,8%. E per questo continua la grande fuga degli investitori dal debito pubblico statunitense con grande preoccupazione da parte di Donald Trump.

ESTREMA VOLATILITÀ PER I TREASURY


La settimana scorsa i 90 giorni di stop dei dazi deciso da Trump hanno permesso il rimbalzo del mercato azionario e un primo calo dei rendimenti dell’obbligazionario. Ma si è trattato di una situazione temporanea, perché comunque i titoli del Tesoro decennali sono aumentati negli ultimi 7 giorni di 50 punti base. Una estrema volatilità dei T-bond americani che apre molti interrogativi.

CINA INDIZIATO NUMERO 1


La portata delle vendite, infatti, alimenta ipotesi su chi siano coloro che stanno cedendo i Treasury. E ancora una volta i sospetti finiscono sulla Cina. Pechino è infatti il secondo creditore estero del debito Usa, dopo il Giappone, con circa 760 miliardi di dollari in titoli del Tesoro Usa. Una mossa studiata proprio per indebolire l’avversario economico di sempre.

CALA LA FIDUCIA VERSO GLI USA


Per alcuni analisti al centro della fuga dai Treasury americani potrebbe esserci anche la combinazione tra la preoccupazione sul debito e le vendite degli hedge fund. Trump, quindi, deve fare i conti anche con questa mancanza di fiducia da parte degli investitori verso gli Stati Uniti. I titoli di Stato americani sono solitamente considerati un bene rifugio su cui investire quando sull’azionario le acque sono agitate. Stavolta non va così. Anzi: vengono considerati asset a rischio.

POSSIBILE STOP AI DAZI SULLE AUTO


Di fronte a questo pericolo la settimana scorsa Trump ha deciso mettere uno stop temporaneo alle tariffe imposte a tutti i paesi, escludendo dalla sospensione solo la Cina. Ora starebbe pensando di dare una tregua anche a quelli del settore automotive. “Non cambio idea, sono flessibile”, ha detto il presidente Usa parlando con i giornalisti. La frase è stata interpretata come un'apertura, almeno in parte e almeno per un certo periodo di tempo, sulle tariffe imposte al settore delle auto in modo da dare più tempo alle aziende di localizzare la produzione negli Stati Uniti.

IL CASO NVIDIA


Un po’ come ha già fatto Nvidia nell’ambito del tech. Dopo i dazi sulla produzione extra Usa di chip e dispositivi elettronici, anche questi sospesi temporaneamente, il colosso americano ha annunciato un inedito cambio di rotta. Investirà di 500 miliardi di dollari per spostare interamente negli Stati Uniti la produzione di computer e semiconduttori per l’Intelligenza artificiale. Nei prossimi 12, 15 mesi, quindi, saranno realizzati nuovi centri di produzione in Arizona. Un cambio epocale, visto che Nvidia ancora oggi realizza la maggior parte dei suoi chip all’estero, prevalentemente a Taiwan. E una prima vittoria per Trump.

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