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L'analisi

Pictet WM: meno cessioni di aziende di famiglia, ma cresce il ruolo del private equity

Nonostante le difficoltà del mercato M&A, nel 2023 i fondi di private equity sono stati gli investitori principali in 23 liquidity event sui 274 registrati dalla ricerca "Liquidity event nelle aziende di famiglia italiane" in collaborazione col Politecnico di Milano

di Davide Lentini 24 Aprile 2024 19:00
financialounge -  Alessandra Losito aziende di famiglia liquidity event operazioni di vendita Pictet Wealth Management

Nel 2023 sono stati individuati 274 liquidity event, ossia operazioni di vendita, che hanno coinvolto aziende familiari italiane, contro i 365 del 2022, per un controvalore complessivo delle operazioni (disclosed e undisclosed) pari a 15 miliardi di euro. È quanto emerge dell’aggiornamento di fine anno della ricerca “Liquidity event nelle aziende di famiglia italiane. Analisi degli ultimi 10 anni (2013-2022)” realizzata da Pictet Wealth Management, in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano. Oltre che l’andamento degli eventi di liquidità originati dalla cessione di aziende familiari, lo studio ha indagato anche il ruolo centrale che i fondi di private equity hanno ricoperto al fianco degli imprenditori in queste operazioni.

AUMENTA L'INVESTIMENTO DEI PRIVATE EQUITY


In generale, in Italia l’andamento di queste tipologie di operazioni si è dimostrato dinamico soprattutto nel mid market, da cui deriva il calo in valore registrato per effetto del venire meno dei megadeal. “In questo scenario - precisa l’indagine di Pictet WM - il ruolo dei fondi di private equity al fianco degli imprenditori può fare la differenza: solo nel 2023, infatti, i fondi di private equity sono stati gli investitori principali nel 37% dei liquidity event di importo noto, per un controvalore investito pari a 3,24 miliardi di euro (pari al 63,6% dei volumi), in crescita rispetto al 2022. Il maggior protagonismo dei fondi di private equity in queste operazioni mette in evidenza la loro resilienza e il loro ruolo sempre più centrale in qualità di partner ideali per accompagnare la crescita delle aziende familiari italiane”.

SUPPORTO PER LE AZIENDE FAMILIARI


“In un periodo complesso per il mercato dell’M&A, come quello dell'anno scorso, a fronte dell’incremento dei tassi di interesse e relativi costi di rifinanziamento per le imprese, in uno scenario economico incerto, con queste liquidity event sono stati liberati ulteriori importanti risorse a sostegno dell’economia reale - spiega Alessandra Losito, Equity Partner, Country Head di Pictet Wealth Management in Italia - Questo processo è stato reso possibile anche grazie al crescente ruolo dei fondi di private equity nelle operazioni di liquidity event, incrementando sia la loro partecipazione che i loro investimenti a supporto della crescita di tante aziende".

L'IMPEGNO DI PICTET WM


"Noi di Pictet Wealth Management - aggiunge Losito - continueremo ad accompagnare le famiglie e gli imprenditori in una gestione strategica dei flussi di ricchezza generati dalle cessioni di vendita, supportandoli nell’allocazione ottimale di queste risorse. Il nostro obiettivo è aiutare a proteggere, sviluppare e trasmettere il patrimonio tra le generazioni e creare, al tempo stesso, un circolo virtuoso dove i flussi risultanti da questi deal vengano poi reimmessi nel mercato sotto forma di investimenti in nuove idee e progetti, generando un impatto positivo sia nell’economia reale che nei mercati finanziari”.

MANCANO LE MEGA-CESSIONI


I 274 liquidity event del 2023 si aggiungono ai 2.365 del periodo 2013-2022, per un totale di 2.639 deal. A seguito dell’incremento del costo del capitale e delle incertezze in merito alla tenuta della crescita economica, è stato registrato un arretramento rispetto al 2022, non tanto per numero di deal (274 nel 2023 contro 365 del 2022), quanto per controvalore liberato, visto che nel 2023 sono mancate in particolare le acquisizioni di importo significativo, le mega-cessioni.

IL VALORE DELLE OPERAZIONI


Osservando le operazioni note del 2023, il valore medio dei deal è stato pari a 80,89 milioni di euro, sensibilmente inferiore rispetto al passato, quando la media era pari a 134,3 milioni, mentre il valore mediano è stato di 30 milioni, sostanzialmente in linea con quello del periodo 2013-2022, a 33,7 milioni. Ciò a dimostrazione della tenuta delle operazioni di valore più basso con target piccole e medie imprese familiari italiane. Il controvalore totale dichiarato nel 2023 è di 5,1 miliardi, stimando quindi un controvalore complessivo di operazioni (disclosed e undisclosed), pari a 15 miliardi nel solo ultimo anno e di circa 315 miliardi nel periodo 2013-2023.

LOMBARDIA AL PRIMO POSTO


Focalizzando l’attenzione sui 63 liquidity event con controvalore noto del 2023, si tratta di società non quotate, la cui maggioranza ha tra i 20 e 50 anni di vita. La Lombardia si riconferma al primo posto, con 20 operazioni (31,7% del totale), seguita da Veneto ed Emilia Romagna, rispettivamente con 11 e 7 operazioni. In generale il 41% delle operazioni sono localizzate nel Nord-Ovest, mentre cresce il numero di operazioni anche nel Nord-Est con il 25% dei deal totali.

IL MANIFATTURIERO IL PIÙ COINVOLTO


Il settore col maggior numero di cessioni è quello manifatturiero, che assorbe ben il 57,1% del campione nel 2023 (36 casi). Nel 75% dei casi si tratta di aziende controllate da una famiglia, nell’11% da più famiglie e nel 14% da un unico imprenditore. Per le operazioni note, la cessione riguarda in media una quota pari all’80,5% dell’azienda, mentre nel 59% dei casi l’acquisizione è totalitaria, in crescita rispetto al 41% del 2022.

I NUMERI DELLE OPERAZIONI DI PRIVATE EQUITY


Nel 2023 i fondi di private equity sono stati gli investitori principali in 23 liquidity event con valore noto, pari al 37% del campione, e in 12 di questi il lead investor è stato un fondo italiano. La ricerca ha evidenziato una certa resilienza dei fondi di private equity, rispetto al ciclo negativo del mercato M&A, la cui partecipazione - sia in termini numerici che per valore investito - è superiore al 2022, con una crescita per l’importo medio del ticket dei fondi esteri. Il controvalore investito nel 2023, come detto, è pari a 3,24 miliardi, corrispondente al 63,6% dei volumi annui noti.

Più in generale, considerando anche le operazioni di importo undisclosed, nel 2023 i fondi di private equity sono stati protagonisti in 74 deal, pari al 27% del totale, di cui 49 guidati da investitori italiani e 25 da investitori esteri. “Possiamo quindi affermare - commentano da Pictet WM - che i fondi di private equity, sia italiani sia esteri, siano investitori ‘regolari’ nel mercato dei liquidity event e fungano sempre più da interlocutori cruciali per le aziende di famiglia in Italia”.

Fra le aziende familiari ‘investite’ nel passato, nell’ultimo anno sono state registrate 41 exit da parte di fondi di private equity, di cui 30 riguardano investitori italiani e 11 esteri, riportando un tempo medio di permanenza di 6 anni.

PREFERENZA PER STRATEGIE DI CRESCITA DEL BUSINESS


Analizzando la performance operativa delle imprese familiari in cui hanno investito i fondi di private equity fra il 2019 e il 2021, dalla ricerca emergono due evidenze in particolare: i fondi italiani sembrano prediligere imprese familiari con tassi di crescita passata e Ebitda margin maggiori e, in generale, è possibile notare una accelerazione della crescita dopo il liquidity event (tenendo conto della situazione eccezionale del Covid nel 2020). Nel complesso, vi è una chiara tendenza da parte dei fondi a preferire strategie di crescita futura del business rispetto ad un recupero di efficienza sui costi.
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